9. Servo di Dio






""I Santi ci concedano di trasferire le loro virtù dalla cripta delle buone intenzioni sulle barricate della vita di ogni giorno."
Don Tonino Bello moriva il 20 aprile 1993 a Molfetta, stroncato da una malattia incurabile. In occasione del suo decimo anniversario d’episcopato, nel novembre 1992 pochissimi mesi prima della dipartita, durante la cerimonia di consegna del sigillo d’onore della città, affermava: «Io non sono al 25°, ma al 25° sarò io a conferire alla città di Molfetta una onorificenza». Il 27 novembre 2007, esattamente nel mese del 25° anniversario (don Tonino il 21 novembre 1982 faceva il solenne ingresso in Molfetta), la Congregazione per la Causa dei santi ha rilasciato il “nulla osta” per la sua Causa di Beatificazione e Canonizzazione. Molfetta ha accolto con giubilo la notizia, don Tonino Bello ha consegnato alla città una onorificenza, così come aveva predetto. Il 30 aprile 2010 nella cattedrale di Molfetta si è svolta la Prima sessione pubblica del Processo di Canonizzazione, con l’insediamento del Tribunale Ecclesiastico. L’evento, pure se di straordinaria importanza, non ha lasciato in secondo piano la consapevolezza tra la gente e il popolo della chiesa della santità del vescovo. Per molti don Tonino Bello è considerato già un santo. Il 30 novembre 2013 si è conclusa invece la fase diocesana del processo di Canonizzazione.
Sono trascorsi oltre trenta anni dalla sua ordinazione episcopale e oltre venti anni dal suo “dies natalis”. Di lui si continua a discutere oltre che pregare. S’inaugurano strade, piazze e monumenti legati al suo nome. Scuole, ospedali e strutture di pubblica utilità abbandonano le vecchie intestazioni e “rinascono” sotto il suo nome. Fioriscono associazioni e cresce il numero delle pubblicazioni di autori che studiano e approfondiscono il suo pensiero e il suo messaggio. Tuttavia, ben poco si fa per concretizzare la sua profezia. In ambito politico è sotto gli occhi di tutti una profonda crisi di carattere morale che attanaglia le istituzioni della nazione, in contraddizione alle parole del vescovo quando si rivolgeva ai politici: «Ci sono tanti problemi che il popolo vi propone. La casa, il lavoro, l’istruzione, la salute. E che voi dovete risolvere privilegiando sempre la porzione più indifesa della vostra gente. Si ha l’impressione, però, che talvolta, il timoniere della barca segua le rotte imposte dagli sceicchi locali, invece che dalla povera gente; e che le vele raccolgano solo i venti di chi ha più fiato in corpo, invece che il sospiro di chi boccheggia perché privo di tutto».
È d’attualità il gran parlare e la preoccupazione sull’instabilità politico-economica dell’eurozona. Don Tonino Bello già nel 1992, anno della firma del trattato di Maastricht, affermava: «Verranno tempi duri proprio nel momento in cui ci stiamo preparando a vivere l’esperienza nella casa comune della nuova Europa, che a me si presenta anche con tristi presagi perché ha più il sapore di una convivenza economica, di una cassa comune che di una casa comune». È chiaro a tutti, oggi, il ruolo che la Germania ha e che vuole difendere nella gestione delle problematiche dell’eurozona. Ma sorprende come don Tonino in tempi non sospetti dichiarava che: «c’è una polarizzazione intorno a una nazione emergente, la Germania; e intorno alla sua moneta, il marco». Una situazione quella di oggi (lo spread, di cui si fa un gran parlare, ne è un esempio) già in visione nelle parole del vescovo: «L’Unione europea sembra svilupparsi non tanto in una convivialità di differenze quanto attorno al marco e probabilmente attorno a grandi nazioni che renderanno la nostra vita standardizzata un po’ sulla loro». Anche sul versante ecclesiastico si assiste, purtroppo, a un calo di credibilità nella gerarchia della chiesa cattolica. La triste vicenda dei preti pedofili, l’annosa questione dei beni temporali, quella più recente relativa alle fughe di notizie e al furto dei documenti che ha scosso le alte sfere del Vaticano, alcuni esempi per nulla edificanti di prelati che si lasciano sedurre dal fascino dell’edonismo e del consumismo, richiamano all’attenzione e rendono auspicabile la profezia di don Tonino Bello in tema di chiesa di parte. Una chiesa capace di fare la scelta preferenziale per i poveri, una chiesa «che scenda veramente dal suo piedistallo, dal suo palazzo, che si fa popolo». Un Chiesa oggi che attraverso papa Francesco ci lascia scorgere la possibilità di poter realizzare il sogno di don Tonino Bello. Questa è oggi la sua santità, l’audacia di un vescovo che ha saputo testimoniare con le opere prima, e con la parola dopo, la speranza che si può costruire una società a misura d’uomo e una chiesa al servizio di tutti, dei poveri in particolare.